mercoledì 1 luglio 2015

Isotopi

La maggior parte degli elementi chimici contiene più isotopi, ovvero atomi che si differenziano per il numero di neutroni e quindi per il numero di massa. Alcuni isotopi sono instabili e vanno incontro spontaneamente all'emissione di radiazioni, trasformandosi così in nuclei più stabili. Il fenomeno si chiama radioattività.

In questo video si parla di radioattività:

https://www.youtube.com/watch?v=5XYU4xGSlTY


Gli isotopi instabili presentano una serie di importanti applicazioni pratiche in medicina, in agronomia, nella datazione di reperti archeologici e nella produzione di energia.
La massa atomica riportata sulla tavola periodica per ciascun elemento è in realtà la massa atomica media calcolata tenendo conto di tutti gli isotopi dell'elemento e della loro quantità relativa.


Nella fusione nucleare i nuclei di due o più atomi si uniscono a formare un nuovo elemento la cui massa è inferiore alla somma delle masse degli atomi coinvolti. Vengono infatti liberati neutroni e una gran quantità di energia; è il tipo di reazione che avviene nel Sole e che produce elio a partire da deuterio e tritio.  


Nella fissione nucleare il nucleo di un elemento pesante come l'uranio si scinde in nuclei di elementi più leggeri. E' il tipo di reazione utilizzata nei reattori nucleari per la produzione di energia.


Il problema del radon in edilizia
Il radon viene generato in continuazione dagli elementi radioattivi presenti in tutti i costituenti della crosta terrestre, in modo particolare nelle rocce di origine vulcanica come le lave, le pozzolane, i tufi, il granito,  il porfido anche in rocce sedimentarie come i marmi, le marne. Di conseguenza la presenza del radon si può riscontrare anche nei materiali da costruzione.
Un particolare inquinamento da radon si verifica soprattutto in alcune zone del Lazio e della Campania a causa dell’utilizzo di materiali da costruzione di origine vulcanica (per lo più tufo). L’elemento radioattivo presente nel tufo è l’uranio 238 che prima di decadere in piombo non radioattivo, dà luogo al radon, che decade a sua volta in pochi giorni dando origine a sostanze radioattive dette 'figli' che si legano al pulviscolo atmosferico e al vapore acqueo e in questo modo raggiungono l’apparato respiratorio dove, continuando il decadimento, emettono radiazioni ad alta energia capaci di innescare reazioni di tipo neoplasico a danno dei polmoni. Il radon è classificato dall'OMS come agente cancerogeno di gruppo 1, cioè a massima evidenza di cancerogenicità sulla base di studi compiuti su esseri umani, e ritenuto la seconda causa, dopo il fumo, di cancro polmonare.

Nel 2000 in Italia il D. lvo n. 241 del 26/05 ha fissato in 500 Bq/mc la soglia di esposizione al radon negli ambienti di lavoro (Bq o Bequerel è il numero di decadimenti nell’unità di tempo). Per quanto riguarda le abitazioni invece, in assenza di legislazione specifica ci si attiene alla Raccomandazione CEC 90/143, che distingue tra abitazioni esistenti e di nuova costruzione fissando i limiti, rispettivamente, in 400 e 200 Bq per metro cubo. Dal 2014 una direttiva europea ha reso obbligatorio per tutti gli stati membri dell’UE dotarsi di un Piano Nazionale Radon.



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