mercoledì 26 agosto 2015

La relazione di laboratorio

La relazione di laboratorio è la documentazione scritta dell’attività pratica che  si è svolta o a cui si è assistito. E’ uno strumento di comunicazione che deve consentire ad altri di ripetere la stessa identica attività. Per questo deve essere chiara e ordinata, deve utilizzare la terminologia specifica in modo sintetico e completo. La relazione deve permettere di individuare senza ambiguità cosa si è fatto, perché, come, e quali conclusioni sono state tratte. Sono da evitare:

-le descrizioni generiche (per esempio “la soluzione è stata riscaldata per qualche minuto” deve essere puntualizzato che “la soluzione è stata riscaldata a 60 °C per 5 minuti”)
-dimenticanze o cambi di ordine nella sequenza di un elenco di operazioni
-valutazioni soggettive (per esempio “l’esperienza è stata interessante”)

La relazione deve essere suddivisa in sette parti:

TITOLO deve contenere l’oggetto dell’esperienza in poche precise parole

OBIETTIVO deve indicare cosa si voleva ottenere dall’esperienza, per esempio mettere in pratica una tecnica oppure dimostrare una legge

MATERIALI è l’elenco dei materiali utilizzati da suddividere in ATTREZZATURE e REAGENTI

PROCEDIMENTO è la descrizione di tutte  le operazioni utilizzate per la realizzazione dell’esperienza. Può eventualmente contenere calcoli.

DISEGNO è la rappresentazione schematica della strumentazione o dei materiali utilizzati scegliendoli tra quelli più rappresentativi dell’esperienza

RICHIAMI TEORICI è una breve sintesi della parte di programma di teoria associata all’esperienza

CONCLUSIONI devono contenere  l’analisi dei risultati ottenuti. Devono fare riferimento all’obiettivo indicando se è stato raggiunto e, in caso negativo, devono motivare il risultato ottenuto.




martedì 25 agosto 2015

La sicurezza nel laboratorio chimico

Le etichette dei prodotti chimici


Le confezioni dei prodotti chimici, sia quelle del laboratorio chimico che quelle dei prodotti di uso domestico,  riportano direttamente sulle etichette simboli e sigle facilmente comprensibili in tutti i paesi.
                      
I simboli di pericolo devono comparire obbligatoriamente sulle confezioni di determinate sostanze. Essi indicano, in modo sintetico, che la sostanza chimica contenuta è potenzialmente pericolosa, e permettono di individuare a colpo d’occhio di quale tipo di pericolo si tratta.  Tali simboli, detti pittogrammi, sono neri su sfondo arancio, ma sono in fase di sostituzione con  nuovi simboli neri su sfondo bianco e cornice rossa, adottati dalla nuova normativa europea.

In aggiunta è possibile trovare sulle confezioni le cosiddette frasi di rischio che danno indicazioni più precise sul tipo di rischio. Si chiamano frasi H (dall’inglese hazard= pericolo). Sono indicate con la lettera H seguita da un codice di 3 numeri. Anche le frasi H saranno sostituite dalle frasi R che hanno lo stesso significato. Es. R35= provoca gravi ustioni.

Ancora è possibile trovare le cosiddette frasi S che spiegano come comportarsi quando si utilizza una sostanza. Le frasi S saranno sostituite dalle frasi P (consigli di prudenza) Es. P260= non respirare la polvere.

Particolare dell'etichetta di una confezione di acido solforico



I nuovi simboli di pericolo

Per saperne di più:




Le norme di comportamento


E’ OBBLIGATORIO

1.Seguire scrupolosamente le indicazioni di lavoro per essere sempre consapevoli del modo di operare e del significato  delle operazioni che ci si accinge ad eseguire

2.Indossare il camice chiuso, i guanti e gli occhiali di protezione

3.Indossare calzature chiuse

4.Tenere raccolti i capelli lunghi

5.Lavorare sotto la cappa aspirante in presenza di vapori nocivi

6. Leggere le etichette dei prodotti chimici prima dell’uso

7.Usare sempre le pinze per prelevare contenitori riscaldati

8.Tenere pulito e in ordine il banco di lavoro

9.Tenere sgombri i pavimenti per non intralciare il passaggio con zaini  o altri oggetti

10.Smaltire correttamente i rifiuti

E’ VIETATO

1.Mescolare reagenti a caso

2.Annusare o assaggiare reattivi di qualsiasi natura

3.Usare le attrezzature di laboratorio in modo improprio

4.Lasciare aperti e fuori posto i contenitori dei reattivi

5.Mangiare o bere nel laboratorio

6. Muoversi in modo brusco

7.Tenere nelle tasche forbici, provette di vetro, spatole di acciaio


lunedì 24 agosto 2015

Attrezzature da laboratorio chimico

Nei laboratori chimici le attrezzature più comunemente utilizzate sono in vetro pyrex che è particolarmente resistente al calore. I contenitori in porcellana sono adatti anche per sopportare la fiamma diretta. Tutti i contenitori devono essere rigorosamente puliti e asciutti prima dell’uso.


Attrezzature da laboratorio.
Da "The golden book of chemistry experimens" by Robert Brent - Golden Press New York

 La  vetreria comune comprende contenitori come becher, beute, palloni, provette, e strumenti di misura del volume di liquidi come cilindri, matracci, burette, pipette. I contenitori per la misura di volumi possono avere diverse capacità. Si dicono graduati quando presentano una scala che consente di misurare diversi volumi (cilindri e burette); si dicono tarati quando presentano un'unica tacca che consente di misurare un unico volume (matracci e alcuni tipi di pipette). Le beute e i becher, pur essendo graduati, consentono una misura del volume molto approssimata. I contenitori in porcellana sono mortai e crogioli. Altri strumenti sono in metallo: pinze, spatole, sostegni. Esistono anche provette monouso in plastica e di questo materiale sono fatti anche i porta provette e le spruzzette che servono a contenere l’acqua distillata.

In questo video una rapida panoramica della vetreria più comune:

lunedì 17 agosto 2015

Modelli molecolari

Esistono diversi tipi di modelli molecolari:


I modelli a sfere e bastoncini (ball and stick), come quelli della foto, contengono sfere di plastica che rappresentano gli atomi e  cannucce che servono a legare tra loro le sfere e quindi a rappresentare i legami chimici.

I modelli a spazio pieno (space filling) utilizzano solo sfere di dimensioni opportune, collegabili tra loro, che rappresentano in scala il volume reale degli atomi e quindi danno un’ idea più realistica della forma delle molecole.
Nel caso dell'acqua:


E’ possibile prevedere la geometria di una molecola con la teoria VSEPR (Valence Shell Electron Pair Repulsion) basata sull’assunto che gli elettroni di valenza, sia quelli che partecipano alla formazione di legami, sia quelli non condivisi, si respingono tra loro e tendono perciò a disporsi tra loro il più lontano possibile.

Esistono però anche metodi diversi per creare modelli molecolari, anche con materiali riciclati, come illustrato nel seguente video: