Con il termine polveri sottili o particolato, si intendono
le particelle che restano sospese nell’atmosfera per tempi più o meno lunghi, e
che sono composte da sostanze solide o liquide, in particolare carbonio e
sottoprodotti delle combustioni, ma anche nitrati, solfati, metalli, composti
organici. Le polveri sottili vengono generalmente indicate con la sigla PM (che
sta per Particulate Matter) seguita dal numero che ne indica il diametro. Per
esempio PM10 indica quelle particelle di diametro non superiore a 10 µm (1 µm corrisponde a un milionesimo di metro).
Le polveri sottili hanno origine sia da fonti naturali come
eruzioni vulcaniche, erosione delle
rocce, pollini e sali marini trasportati dal vento, microrganismi, residui di incendi,
sia da attività umane come la combustione nei motori, le emissioni da
riscaldamento domestico, residui di lavorazione industriale o agricola,
inceneritori. Le polveri ristagnano nell’atmosfera soprattutto in condizioni di
calma di vento e assenza di pioggia, contribuendo alla formazione dello smog.
Questa forma di inquinamento atmosferico è deleteria per la salute in quanto
responsabile di patologie acute e croniche a carico dell’apparato respiratorio.
Mentre il particolato grossolano, con diametro superiore a 10 µm non è
in grado di penetrare nelle vie respiratorie, il PM10 è inalabile e
può arrivare alla laringe, e il PM2,5 è in grado di raggiungere i polmoni.
I limiti stabiliti dalla legge per la concentrazione di PM10
nell’aria sono:
Valore limite per la media annuale = 40 µg/m3
Valore limite giornaliero = 50 µg/m3
Numero massimo di superamenti consentiti in un anno = 35
giorni all’anno